Titolo originale: El precio de un hombre. 1966, di Eugenio Martin. Con: Tomas Milian, Richard Wyler, Halina Zalewska, Mario Brega, Enzo Fiermonte, Manuel Zarzo, Hugo Blanco.
Ottimo film dello spagnolo Eugenio Martin, che confeziona uno spaghetto con tutti i crismi, coadiuvato da un eccellente Enzo Barboni alla fotografia.
La pellicola, fra i vari meriti che può vantare, ha anche quello di aver fatto esordire nel genere Tomas Milian (ancora doppiato da Massimo Turci nella versione italiana, mentre si doppia da sé in quella spagnola), nei panni di uno splendido villain messicano (José Gómez), dalle sfumature vagamente psicotiche.
Pare che fu Milian stesso a richiedere che il personaggio fosse tratteggiato più approfonditamente rispetto al soggetto originale (dove era un bastardo tout court), per poterlo interpretare in una maniera più convincente. Nello specifico, a seguito delle sue istanze, furono introdotti nella sceneggiatura i richiami al dramma occorso a José da bambino, origine di tutto del suo odio per il mondo e della conseguente inusitata ferocia.
Ovviamente, il Milian che troviamo qua è quello delle origini, proveniente dall'Actors Studio (che rivedremo anche l'anno successivo nel capolavoro di Giulio Questi Se sei vivo spara), ancora lontano da personaggi dai toni farseschi e gigioneschi quali il Cuchillo dei film di Sollima o il Basco di Vamos a matar, compañeros.
Ça va sans dire, Milian ruba completamente la scena a quello che dovrebbe essere il vero protagonista del film (il bounty killer Luke Chilson), un non certo travolgente Richard Wyler, attore inglese dal volto piuttosto anonimo il quale, come se non bastasse, passa buona parte del film legato ad un palo (nella stalla e sulla piazza del paesino che fa da teatro alla vicenda), ammaccato dalle botte prese da José Gomez e dai suoi scagnozzi. Insomma, se Tomas Miliam raccoglie con grande stile (efficace e non puramente emulativo) lo scettro del villain schizzato e sopra le righe inaugurato da Gian Maria Volonté con i suoi Indio e Ramon, non si può certo affermare che Wyler faccia lo stesso con lo straniero senza nome. A dirla tutta, non si avvicina manco alla punta dello stivale di Clint Eastwood.
Da evidenziare il ruolo ritagliato alla protagonista femminile del film, impersonato dagli occhioni blu di Halina Zalewska. E già il fatto che si possa parlare di "protagonista femminile" in uno spaghetti western è un fatto degno di considerazione. In più Eden (questo il nome della donna nel film), si dà decisamente da fare (organizza fughe, spara, libera prigionieri e, dulcis in fundo, prende ceffoni...), dimostrandosi particolarmente intraprendente, divenendo così elemento centrale della vicenda e per una volta per questioni solo tangenzialmente sentimentali.
Monumentale Mario Brega, in tutti i sensi: quasi un Bud Spencer ante litteram!
Molto bella la colonna sonora di Stelvio Cipriani che, pur partendo un po' zoppicante e molto old style, si risolleva via via nel corso della vicenda, con notevoli picchi qualitativi (dagli echi morriconiani, soprattutto quando tira fuori dal cilindro organi e chitarre elettriche) nei momenti topici del film.
Un grande film questo, Paolo. E una ottima recensione.
RispondiEliminaE bravo il personaggio femminile, come dici :)
Veramente penso, adesso che ci siamo alle porte del Festival di Cinema di Almería, che Tomas Milian sarebbe una visita essenziale in queste terre. Speriamo che venga più avanti! L'ospite e membro della giuria per quest'anno è Gianni Garko.
E poi, Eugenio Martín un regista a rivendicare.
Ciao Belane, direi di accontentarsi di Gianni Garko, che è un grandissimo! Avrai modo di presenziare al festival?
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