mercoledì 19 settembre 2012

Arizona Colt

1966, di Michele Lupo. Con: Giuliano Gemma, Fernando Sancho, Corinne Marchand, Rosalba Neri, Nello Pazzafini, Roberto Camardiel, José Manuel Martin.

Spaghetto allo stato puro, che gioca a mescolare le carte di Per un pugno di Dollari e Una pistola per Ringo (insieme a Django, i due grandi archetipi della fase iniziale del genere), con un certo gusto e una sorprendente efficacia, grazie ad una sceneggiatura caratterizzata da un ritmo vivace e dialoghi brillanti, farciti di umorismo nero, e la puntuale ed impeccabile regia di Michele Lupo.
Spaghetto puro, dicevo, e gli ingredienti ci sono tutti: Giuliano Gemma in grande spolvero (che rifà una variante un po' più bohémien e cinica di Ringo), Fernando Sancho che, come la tradizione impone, impersona un bandolero messicano feroce e ridanciano, capo di una banda che si rifornisce di nuovi adepti liberando detenuti dalle carceri, con la passione per gli orologi, da cui il nome Gordon Watch («Questo orologio d'oro era di mio padre. Un giorno mi disse: "Figliolo, quando morirò, questo sarà tuo". Cinque secondi dopo era mio!»), il sempiterno vecchietto con la voce di Lauro Gazzolo, l'amtieroe che alla fine parte da solo verso l'ignoto, lasciandosi alla spalle ogni tipo di potenziale legale affettivo, e via discorrendo.
Spassosissimo il personaggio di Doppio Whisky, interpretato con i giusti toni dallo spagnolo Roberto Camardiel.
Gli elementi ripresi dai primi film di Leone e di Tessari sono piuttosto evidenti. Arizona Colt è in prigione e viene liberato; in seguito affronterà ed eliminerà i banditi messicani guidati da Sancho, come Ringo. E come Ringo ha un tormentone: "Ci devo pensare". 
Inoltre, viene ridotto in fin di vita dal villain per poi essere curato e presentarsi al duello finale annunciato da un'esplosione ed utilizzando un espediente che inganna l'antagonista, come lo straniero senza nome quando affronta Ramon. Si potrebbero leggere anche richiami a Django (la menomazione delle mani di Arizona Colt), ma non è chiaro quale dei due film sia stato girato prima, per cui lasciamo in sospeso il commento...
E se da una parte viene ripreso il lato più umoristico di Ringo, nel contempo sono presenti gli elementi più violenti tout court della poetica leoniana. Il body count, infatti, è piuttosto imponente e non mancano scene più forti e del tutto scevre dalla leggerezza messa in scena da Tessari, come lo stragolamento di Dolores (una super sexy Rosalba Neri) o il ferimento di Arizona operato con un certo sadismo da Gordon Watch.
Bella ma espressiva quanto una cabina telefonica la protagonista femminile, interpretata dalla francese Corinne Marchand, verosimilmente imposta dalla coproduzione transalpina.
Peculiare il duello finale, che dopo l'incipit leoniano si svolge interamente fra le bare, nel labortorio di uno stralunato falegname.
Più che discreta la colonna sonora di Francesco De Masi.

1 commento:

  1. Ohh..."Mio Arizona"...Se si permette il platonismo. Mi piace moltissimo il film. Anche la colonna sonora, ma sopratutto il carattere del protagonista, le situazioni e la presenza di Fernando Sancho, che è infallibile. Anche abbiamo Pazzafini. Le ragazze, come hai detto, una bellissima Rosalba Neri e poi la Marchand, bella, ma un po' scipita e fredda.

    Come dici una regia impeccabile di Michele Lupo e una strizzata d'occhio ai film precedenti ma con originalità e garbo. Ad esempio quello dell'orologio che ricorda al mitico che portava Volontè, con la musichetta.

    Uno dei miei film di Giuliano preferiti!

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