martedì 29 gennaio 2013

Django unchained


2012, di Quentin Tarantino. Con: Jamie Foxx, Christoph Waltz, Leonardo Di Caprio, Samuel L. Jackson, Kerry Washington, Don Johnson, Dennis Christopher, Walton Goggins, Franco Nero.

Lo so. Non è uno spaghetti western: è fuori tempo massimo, è stato girato in altri luoghi ed in altri contesti, ma è anche vero che è un film che non può passare inosservato agli amanti del genere, visto e considerato che il suo autore è uno dei suoi più celebri sponsor e finalmente ha deciso di raffrontarsi con polvere, colt e speroni.
Cominciamo subito col dire che, paradossalmente, le citazioni dagli spaghetti western non sono così abbondanti come uno avrebbe potuto aspettarsi. O, meglio, lo sono ma in misura non superiore rispetto ad altri film (Kill Bill su tutti). Le più evidenti (ne dimentico sicuramente qualcuna): i titoli di testa, il fazzoletto rosso e gli incappucciati da Django (quest'ultima, scena esilarante, mette in ridicolo come nessuno mai il KKK, a cui si richiama in tutta evidenza), le scene tra la neve da Il grande silenzio, le frustate di Django al suo ex aguzzino da Le colt cantarono la morte e fu... tempo di massacro, il cavallo senza sella da Navajo Joe, il colpo di pistola nel fiore all'occhiello da Il mercenario, il legame maestro-allievo da I giorni dell'ira, il velato rapporto incestuoso tra fratello e sorella da Johnny Yuma, oltre alla varie esplosioni dinamitarde di leoniana memoria e la fanghiglia di rito. Per non tacer del fatto che uno dei protagonisti fa di mestiere il bounty killer, una delle figure che più hanno caratterizzato l'intero western nostrano.
Ma più che nel giochino della citazione (che comunque per un amante del genere come il sottoscritto è divertimento puro), il film mi è sembrato nel suo complesso uno spaghetto "intrinsecamente". Se scremato da alcuni elementi di abbellimento tipicamente tarantiniani, la trama avrebbe potuto tranquillamente essere una di quelle un po' strampalate uscite dalla genialità perversa di certi autori del western all'italiana. Una delle intuizioni principali dello spaghetti fu proprio quella di utilizzare il western come genere-contenitore (all'epoca si spaziò dall'Amleto colt-munito di Quella sporca storia nel west allo spionaggio puro di Quel caldo maledetto giorno di fuoco al bondismo dei vari episodi di Sartana, al western contaminato da venature horror di E Dio disse a Caino e via discorrendo). Nel caso di specie Tarantino utilizza il grande contenitore western per fare il più politico dei suoi film (me ne dispiaccio nel dirlo, ma Spike Lee si è dimostrato un emerito imbecille), un po' alla maniera dei tortilla, che utilizzavano il western quale vettore di un messaggio politico terzomondista. Tarantino lo fa alla sua maniera tutt'altro che misurata ed ortodossa, erigendo lo sberleffo ad arma micidiale e ritagliando le vicende riguardanti lo schiavismo attorno a quella che è la più grande e potente storia d'amore - legata al doppio filo della vendetta più efferata e catartica - messa in scena da Quentin nella sua carriera dopo quella, analoga, d'amore materno di Kill Bill.
Bella come sempre la colonna sonora, sempre in bilico tra citazionismo (I giorni dell'ira, Lo chiamavano Trinità sul finale, con tanto di balletto del cavallo) ed altro (io mi sono gasato tantissimo quando è partita Freedom di Richie Havens).
Il cast è ineccepibile, tutti bravissimi (anche Jamie Foxx, che magari brilla un po' meno degli altri, ma d'altronde la concorrenza era durissima), compreso Quentin che hitchcockianamente fa il suo bel cameo e poi si fa fare una fine di merda.
Poi, potrei star qua a blaterare a lungo su molti altri aspetti del film, come i vari cambi di registro (per certi aspetti è forse il film con le scene più esplicitamente comiche del regista - penso al vestito da valletto di Django - ma anche la pellicola in cui Tarantino utilizza la violenza - mi riferisco ad un paio di scene in particolare - in maniera meno esplicita visivamente ma più disturbante a livello emotivo), ma penso di essermi dilungato fin troppo, è ora di andare a vedere il film in lingua originale.
Ah: no, non l'ho trovato troppo lungo.








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