Titolo originale: Une corde... un Colt... 1969, di Robert Hossein. Con: Robert Hossein, Michèle Mercier, Giudo Lollobrigida, Daniele Vergas, Serge Marquand, Pierre Hatet, Philippe Baronnet, Anne-Marie Balin.
Precisiamolo subito: il film è sostanzialmente francese (e
questo, di per sé, non rileverebbe) e c'entra abbastanza poco con il
western all'italiana, se non per la dedica finale che Robert Hossein fa
al suo amico Sergio Leone, che pare abbia in parte assistito alle riprese.
La pellicola, infatti, rappresenta un caso assolutamente unico nell'ambito del western europeo: come ha splendidamente sintetizzato qualcuno, per capire di cosa stiamo parlando, basta provare ad immaginare come sarebbe stato uno spaghetti western diretto da Jean-Pierre Melville.
La pellicola, infatti, rappresenta un caso assolutamente unico nell'ambito del western europeo: come ha splendidamente sintetizzato qualcuno, per capire di cosa stiamo parlando, basta provare ad immaginare come sarebbe stato uno spaghetti western diretto da Jean-Pierre Melville.
Cimitero senza croci,
infatti, presenta tutte le caratteristiche tipiche del polar e di certa
cinematografia francese: l'eroe disilluso, solitario (rectius: solo) e disincantato (Manuel, senza essere tacciati di eresia, può essere per più di un aspetto accostato, ad esempio, al samourai impersonato
da Delon), le atmosfere rarefatte e l'incedere languido e a tratti
ipnotico, che spesso si manifesta nell'indugiare sul particolare
apparentemente irrilevante (magistrale, da questo punto vista, la
sequenza della cena dei Rogers con i loro scagnozzi), i dialoghi ridotti
all'osso, il tragico finale (più triste che tragico, invero, per certi
versi sembra tutto già scritto ed ineluttabile sin dall'inizio), la più totale assenza
di qualsivoglia forma di ironia o umorismo, altro aspetto che allontana
prepotentemente il film dagli stilemi del western italiano, unitamente
al fatto che qua si spara pochissimo, e quando lo si fa, l’esplosione
di colpi è un'improvvisa e repentina manifestazione di violenza che va a
spezzare il ritmo lento e sinuoso della narrazione. D'altronde, Hossein
stesso aveva preso parte, molti anni prima, nelle vesti di attore, a
uno dei capolavori del noir/polar francese, Rififi di Jules Dassin.
Una particolare attenzione deve essere riservata alla bellissima colonna sonora composta da André Hossein, il padre di Robert, davvero particolare e fuori dagli schemi, oltre che decisamente funzionale alla poetica triste e disillusa del film.
Una particolare attenzione deve essere riservata alla bellissima colonna sonora composta da André Hossein, il padre di Robert, davvero particolare e fuori dagli schemi, oltre che decisamente funzionale alla poetica triste e disillusa del film.
Sad and quiet movie. Although it is one of the best westerns produced in europe.
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Pedro Pereira
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