sabato 14 luglio 2012

Giarrettiera Colt

1968, di Gian Rocco. Con: Nicoletta Machiavelli, Claudio Camaso, Yorgo Voyagis, Walter Barnes, Marisa Solinas, Jasper Zola.












Diciamolo subito: la bellezza abbacinante di Nicoletta Machiavelli vale da sola il prezzo del biglietto: è da bave alla bocca.
Fatta questa debita premessa, Giarrettiera Colt è davvero un film bislacco, totalmente pop (in piena sintonia con l'aria che si respirava nel periodo in cui è stato girato: peace and love) e per certi versi "trash", nella definizione più nobile del termine.

Se ne vedono di tutti i colori: cavalli cocainomani che trasmettono il vizio al padrone, la pistola della protagonista con la canna a forma di cuore (questo è un colpo di genio), spie francesi travestite da messicani, splendidi scenari marittimi (sardi) tipicamente mediterranei che c'entrano con la loaction del film (il confine tra il Messico ed il Texas) come i cavoli a merenda, nani travestiti da neonati armati fino ai denti, ballerine, sciabole e stivali da corsaro, cappelli-bomba, pappagalli parlanti, amoreggiamenti di vario tipo. Per non parlare del fatto che "Giarrettiera Colt", l'annoiata avventuriera, pistolera e giocatrice (bara) protagonista, arriva da Parigi ed è nientedimeno che la nipote della Signora delle camelie (sic!), la protagonista del romanzo di Alexandre Dumas da cui ha tratto ispirazione Giuseppe Verdi per la sua Traviata.

Insomma, un caleidoscopico minestrone, che fa venire il sospetto che regista e sceneggiatori utilizzassero droghe ben più pesanti della cocaina sniffata dall'omonimo cavallo...!
L'unico personaggio che riesce a non farsi travolgere dall'ingombrante e sensuale presenza di Nicoletta Machiavelli è Claudio Camaso il quale, nei panni del Rosso sciroccato ci regala un'istrionica interpretazione, che non sfigura affatto dinnanzi ai "grandi psicololabili" dello spaghetti western: Klaus Kinski, il fratello Gian Maria Volonté, Luciano Rossi e via folleggiando.
Bellissima, in chiave pop, la fotografia, dai colori ultrasaturi e sgargianti, che danno alle scenografie una connotazione vagamente e gioiosamente posticcia. Analogamente, è molto funzionale il montaggio, decisamente (e a volte traumaticamente) ellittico, che alleggerisce, seppur rendendolo quasi surreale, l'aspetto narrativo.


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