1966, di Sergio Sollima. Con: Lee Van Cleef, Tomas Milian, Fernando Sancho, Nieves Navarro.
Solidissimo spaghetti western di Sergio Sollima, con due grandi
protagonisti: Lee Van Cleef (che a detta dello stesso regista, non aveva
bisogno di recitare, bastava metterlo davanti all’obiettivo, et voila, les jeux sont fait: certo, non si poteva fargli fare l’Amleto, ma per il western era
perfetto, fenomenale) e Tomas Milian, reinventato per l’occasione - in realtà, fa il messicano anche in The bounty killer dello stesso anno, ma con toni decisamente più "seriosi" - nel
suo ruolo "naturale" di latino americano (molti non lo sanno, ma è
cubano).
Il paradosso del film è che, nonostante sia stato letto ed
etichettato dai più come eminentemente “politico”, Sollima abbia in
realtà operato un cospicuo lavoro di decontaminazione ideologica rispetto
al soggetto originale, che disegnava il personaggio del fuggiasco
messicano come un uomo di mezza età, più maturo e rivoluzionario tout court (si era pensato inizialmente a Gian Maria Volontè per il ruolo).
Proprio l’introduzione di Cuchillo, che alla fine, per quanto possa
essere visto come un personaggio positivo, non è certo un eroe o un maître à penser,
ma un semplice “rubagalline”, giovane, un po’ truffaldino ed infedele
del sottoproletariato messicano (che manco sa usare la pistola: quasi
una bestemmia in ambito western), aveva la funzione di mitigare
l’attenzione del pubblico verso gli elementi più dichiaratamente
ideologici della sceneggiatura, atteso che a detta dello stesso Sollima i
film smaccatamente politici perdono di efficacia, politica
innanzitutto. Il risultato è noto: Chucillo, soprattutto con il film successivo Corri uomo corri, divenne un idolo per i sessantottini.
In alto a destra: Jonathan Corbett con Padre "Smith & Wesson". In basso a destra: il Barone Von Schulenberg |
Da evidenziare una serie di gustosissime peculiarità del film, a
partire dal fatto che il Cuchillo, che non sa usare la pistola, se la
cava sempre unicamente con il coltello (cuchillo
in spagnolo, per l’appunto): il duello finale sarà un
apparentemente impari pistola contro lama, assolutamente inedito e fuori
dagli schemi. Poi, il personaggio del Barone Von Schulenberg, nato dal
cinefilo gusto per la citazione di Sollima (è esplicito il riferimento e
l’omaggio ad Eric Von Stroheim), ma anche la colonna sonora,
eccezionale, di Morricone, che nel duello finale mescola senza pudore e
con incredibile efficacia Beethoven con gli spaghetti western.
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