1969, di Sergio Corbucci. Con: Johnny Hallyday, Gastone Moschin, Mario Adorf, Sylvie Fennec, Françoise Fabian
Film tipicamente corbucciano, che può essere accomunato al gruppo di
pellicole del regista romano aventi quale protagonista l’antieroe
disilluso e un po’ tragico, che ha avuto il suo apice nei capolavori Il grande Silenzio e Django. Hud (interpretato dalla rock star francese
Johnny Hallyday), agisce per vendetta (a seguito al linciaggio del
fratello da parte di alcuni abitanti di Blackstone, “specialisti” nel
giustiziare le persone senza un regolare processo), anche se il realtà
l’obiettivo finale delle sue azioni sembra essere non tanto il singolo,
quanto un’intera comunità, o ancor meglio, un’intera classe sociale, la
ricca e avida borghesia, disposta a tutto pur di difendere il proprio
denaro e la propria posizione. In tal senso, è assolutamente
significativo il fatto che il finale sia messo in scena non con il
classico duello (ed anzi, si assiste ad uno sfasamento
narrativo rispetto alle “regole” dello spaghetti western: l'assassino
più efferato, fra quelli che hanno ucciso il fratello di Hud, viene fatto fuori dopo mezz’oretta di
pellicola in una banale rissa da saloon, e il deus ex machina
di tutta la vicenda criminosa, la perfida Virginia Pollywood, viene
freddata dal capobanda messicano El Diablo), ma con il rogo del denaro
degli abitanti del villaggio, faticosamente e sanguinosamente
recuperato. Di tutto rispetto i comprimari: Gastone Moschin nei panni di uno
sceriffo progressista e pacifista (dunque assolutamente fuori luogo in
un posto del genere: si può facilmente immaginare quale sorte lo
attenda) e Mario Adorf che, da grande caratterista quale è, riesce a
interpretare nel migliore dei modi il vanaglorioso bandito messicano El
Diablo, che pare interessato più a lasciare ai posteri un epico ricordo
di sé che non al denaro.
Bislacca e molto pop, infine, la presenza nel film del gruppo dei giovani ribelli, dei veri e propri "freakettoni" ante litteram,
salva la immancabile caratterizzazione western: libertini, stravaganti e
ribelli, d’accordo, ma pur sempre interessati al denaro e non scevri
dall’uso della violenza.
Suggestiva e particolare (molto pop, come
accennato), la scena quasi finale, nella quale i giovinastri prendono in
ostaggio l’intero paese, facendo spogliare nudi tutti gli abitanti e
facendoli stendere a terra (quando Hud li affronta con la pistola
scarica e il giubbotto con le maglie d'acciaio, per altro, è più che
evidente l’omaggio di Corbucci al collega Leone e al suo Per un pugno di dollari).
Splendida la fotografia, così come la colonna sonora, che regala dei
picchi qualitativi incredibili, quando diventa minimale e valorizza
l’uso della chitarra elettrica con un fuzz da far impallidire una garage band degli anni ’60.
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