mercoledì 20 giugno 2012

Il ritorno di Ringo

1965, di Duccio Tessari. Con: Giuliano Gemma, Fernando Sancho, Lorella De Luca, Nieves Navarro, Antonio Casas.


Il titolo è il classico specchietto per le allodole, nel senso che avrebbe voluto far intendere che il film fosse il sequel di Una pistola per Ringo, uscito lo stesso anno con un ottimo successo di pubblico.

In realtà, la pellicola in oggetto non ha nulla a che spartire con la precedente in termini narrativi, ma neanche stilistici, nonostante il regista (Duccio Tessari), gli attori e la troupe siano praticamente gli stessi.
Il ritorno del protagonista si riferisce, per contro, al rientro a casa del nostro eroe (nel film Montgomery Brown, detto Ringo, per altro un'unica volta in tutto il film (proprio per la serie: Ringo, da qualche parte, dovevamo pur infilarcelo, per ragion di botteghino...) dopo aver preso parte alla Guerra di Secessione con la giubba blu dei nordisti, nonostante la sua patria fosse il New Messico, e questo forse proprio per sottolineare maggiormente il tema della lontananza da casa. La pellicola è, infatti, un'esplicita riproposizione in chiave western dell'Odissea di Omero (adattata per il cinema dal grande Fernando Di Leo, che prima di diventare il re del noir italiano dietro la macchina da presa, ha contribuito non poco, come sceneggiatore, alla causa dell western all'italiana, anche lavorando con il Leone delle origini, segnatamene collaborando alla stesura di Per un pugno di dollari, pur se non accreditato), con Giuliano Gemma nei panni dell'epigono di Ulisse Colt-munito (ed insolitamente biondo nella prima parte del lungometraggio), che ha inaugurato una tendenza non certo secondaria del western italiano, e cioè quella di trarre ispirazione dai classici del passato per lo sviluppo della sceneggiatura (ad esempio: la tragedia greca in Tempo di massacro di Lucio Fulci, Shakespeare in Dove si spara di più - Romeo e Giulietta - di Gianni Puccini e Quella sporca storia nel west - Amleto - di Enzo G. Castellari, oltre ai vari riferimenti biblici in E Dio disse a Caino di Antonio Marghriti, Mille dollari sul nero di Alberto Cardone, Keoma di Enzo G. Castellari, e via discorrendo).
Come accennato il film, oltre a non essere il seguito o il prequel (come ha azzardato ad ipotizzare qualcuno) di Una pistola per Ringo, atteso i che i due omonimi protagonisti non hanno davvero nulla in comune se non il ghigno di Giuliano Gemma, cambia anche decisamente registro rispetto al precedente. Qua i toni si fanno più seriosi e drammatici, mentre le parti più leggere ed umoristiche - che in Una pistola per Ringo avevano rappresentato la linfa vitale dell'opera, nonostante i numerosi morti ammazzati - sono ridotte all'osso.

L'unico trait d'union tra i due Ringo, a conti fatti, sembra essere l'utilizzo del tormentone: "Poi ti spiego" nel nostro caso, "È una questione di principio" nell'altro.

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