giovedì 21 giugno 2012

Yankee

1966, di Tinto Brass. Con: Philippe Leroy, Adolfo Celi, Mirella Martin, Francisco Sanz, Tomás Torres.
  
Curiosissimo esperimento pop di Tinto Brass, che in questo film porta alle estreme conseguenze i tratti stilistici, tanto sul piano formale che sul piano sostanziale, del western all’italiana, girando il film come se fosse un fumetto, puntando tutto o quasi sul linguaggio visivo: inquadrature spericolate ed estreme (a tratti raffinatissime) – con primissimi piani sia dei protagonisti (ottenuti inquadrando spesso un solo occhio: il parossismo del primissimo piano à la Leone) che degli oggetti (evidenziati con un gusto quasi eccessivo del dettaglio) – massima stilizzazione dei personaggi (anche nell'uso del linguaggio, che assomiglia molto a quello dei fumetti, in particolare lo spagnolo quasi maccheronico e le imprecazioni del Grande Concho di Adolfo Celi, che sembrano essere presi a prestito da un nuvoletta di un villain di Tex Willer!), tagliati con l’accetta nella loro caratterizzazione e privi di qualsivoglia accenno di approfondimento psicologico, un utilizzo parossistico (ma affascinante ed efficasissimo) del controluce e presentazione di situazioni al limite dell’incredibile, con uno sviluppo narrativo anch’esso estremo nella schematizzazione.
Evidente il richiamo alla pop art visiva nella scena in cui vengono mostrati per la prima volta il Grande Concho e il suo rifugio. Mi ha ricordato molto lo spirito figurativo che aleggia nel Diabolik di Mario Bava  di due anni successivo (nel quale, a latere, presenzia nuovamente Adolfo Celi), guarda caso tratto proprio da un fumetto.
Adolfo Celi: Il Grande Concho
Diabolik di Mario Bava, 1968
In nuce, si può già intravedere il gusto per il particolare erotico del buon Tinto, che in un paio di occasioni omaggia il décolleté (rectius: le tette) di Mirella Martin.
Pare che il produttore abbia messo pesantemente mano alla pellicola in fase di montaggio, cercando di darle una connotazione più convenzionale, snaturando di fatto quelli che erano i propositi iniziali di Brass, decisamente più sperimentali, e che questi abbia addirittura tentato, infruttuosamente, di far eliminare il suo nome dai titoli di testa, disconoscendo di fatto il progetto. 

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