1966, di Tinto Brass. Con: Philippe Leroy, Adolfo Celi, Mirella Martin, Francisco Sanz, Tomás Torres.
Curiosissimo esperimento pop di Tinto Brass,
che in questo film porta alle estreme conseguenze i tratti stilistici,
tanto sul piano formale che sul piano sostanziale, del western
all’italiana, girando il film come se fosse un fumetto, puntando tutto o
quasi sul linguaggio visivo: inquadrature spericolate ed estreme (a
tratti raffinatissime) – con primissimi piani sia dei protagonisti
(ottenuti inquadrando spesso un solo occhio: il parossismo del primissimo piano à la Leone) che degli oggetti
(evidenziati con un gusto quasi eccessivo del dettaglio) – massima
stilizzazione dei personaggi (anche nell'uso del linguaggio, che
assomiglia molto a quello dei fumetti, in particolare lo spagnolo quasi
maccheronico e le imprecazioni del Grande Concho di Adolfo Celi, che
sembrano essere presi a prestito da un nuvoletta di un villain
di Tex Willer!), tagliati con l’accetta nella loro caratterizzazione e privi
di qualsivoglia accenno di approfondimento psicologico, un utilizzo
parossistico (ma affascinante ed efficasissimo) del controluce e
presentazione di situazioni al limite dell’incredibile, con uno sviluppo narrativo
anch’esso estremo nella schematizzazione.
Evidente il richiamo alla pop
art visiva nella scena in cui vengono mostrati per la prima volta il
Grande Concho e il suo rifugio. Mi ha ricordato molto lo spirito
figurativo che aleggia nel Diabolik di Mario Bava di due anni
successivo (nel quale, a latere, presenzia nuovamente Adolfo Celi), guarda caso tratto proprio da un fumetto.
Adolfo Celi: Il Grande Concho |
Diabolik di Mario Bava, 1968 |
In nuce, si può già intravedere il gusto per il particolare erotico del buon Tinto, che in un paio di occasioni omaggia il décolleté (rectius: le tette) di Mirella Martin.
Pare che il produttore abbia messo pesantemente mano alla pellicola in fase di montaggio, cercando di darle una connotazione più convenzionale, snaturando di fatto quelli che erano i propositi iniziali di Brass, decisamente più sperimentali, e che questi abbia addirittura tentato, infruttuosamente, di far eliminare il suo nome dai titoli di testa, disconoscendo di fatto il progetto.
Pare che il produttore abbia messo pesantemente mano alla pellicola in fase di montaggio, cercando di darle una connotazione più convenzionale, snaturando di fatto quelli che erano i propositi iniziali di Brass, decisamente più sperimentali, e che questi abbia addirittura tentato, infruttuosamente, di far eliminare il suo nome dai titoli di testa, disconoscendo di fatto il progetto.
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