1972, di Giancarlo Santi. Con: Lee Van Cleef, Horst Frank, Klaus Grünberg, Marc Mazza, Alberto Dentice
Mezzo punto in più per il tema musicale
ricorrente, composto da un Luis Bacalov in stato di grazia, non a caso ripreso da quella vecchia
volpe di Tarantino nel suo capolavoro citazionista Kill Bill.
Per il resto, il film mi pare davvero sottovalutato dai più, essendo diretto con buonissima tecnica, se non eccelsa (che ha l'unico "difetto" di essere fin troppo leoniana, essendo stato Santi aiuto regista di Sergione in almeno un paio di film della Trilogia del Dollaro), interpretato più che egregiamente, da Lee Van Cleef - uno dei monumenti del genere - su tutti, che sa fare solo un personaggio o quasi, ma lo fa alla grande. E che dire della caratterizzazione dei fratelli Saxon, interpretati da Horst Frank, Klaus Grünberg e Marc Mazza? Sublime.
Per il resto, il film mi pare davvero sottovalutato dai più, essendo diretto con buonissima tecnica, se non eccelsa (che ha l'unico "difetto" di essere fin troppo leoniana, essendo stato Santi aiuto regista di Sergione in almeno un paio di film della Trilogia del Dollaro), interpretato più che egregiamente, da Lee Van Cleef - uno dei monumenti del genere - su tutti, che sa fare solo un personaggio o quasi, ma lo fa alla grande. E che dire della caratterizzazione dei fratelli Saxon, interpretati da Horst Frank, Klaus Grünberg e Marc Mazza? Sublime.
Inoltre, il tutto è corroborato da una solida sceneggiatura, che sembra rifarsi per certi
aspetti più al genere poliziesco che non al western tout court. D'altronde, siamo già ad anni '70 inoltrati e la fase aurea e pura del western all'italiana è già passata da un pezzo: sempre più frequenti sono gli imbastadimenti con altri cinema di genere (si pensi al coevo Il mio nome è Shangai Joe di Mario Caiano), ed è già iniziata la fase post Trinità, con inserimenti comici sempre più frequenti nelle spire della narrazione degli "spaghetti".
Ed è proprio in questo ultimo elemento che deve essere ricercata quella che è, a mio avviso, l'unica stonatura del film, rappresentata da un paio di scene eccessivamente acrobatiche nella scena iniziale, che non trovano l'equilibrio e la giusta amalgama con le restanti parti della pellicola.
Ed è proprio in questo ultimo elemento che deve essere ricercata quella che è, a mio avviso, l'unica stonatura del film, rappresentata da un paio di scene eccessivamente acrobatiche nella scena iniziale, che non trovano l'equilibrio e la giusta amalgama con le restanti parti della pellicola.
Nota di colore: il coprotagonista Alberto Dentice, dopo questo pur buon esordio nel mondo del cinema, ha chiuso la sua carriera da attore, dedicandosi a tempo pieno alla professione giornalistica.
Alberto Dentice |
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